Avevo scritto questo post Il corpo femminile in ascolto: esercizi per principianti dove provavo a dare qualche spunto sul lavoro psico-corporeo. Erano piccoli esercizi base di ascolto da poter fare anche da sole, senza l'aiuto del terapeuta.
Oggi volevo continuare questa serie parlando dello spazio corporeo e se lo trovate utile potremmo approfondire varie dimensioni del corpo, delle emozioni e del movimento ad essi correlato, anche con altri post futuri.
CHE COS'E' LO SPAZIO CORPOREO?
A volte osservo come le persone si percepiscano mentre sono sedute in un prato, fanno la fila al supermercato o chiacchierano sedute a un bar.
Gli spazi che il nostro corpo occupa non sono legati solo al volume o alla superficie del corpo reale e fisico.
Se ci pensiamo è evidente a tutti che entrano in gioco altre cose.
Per esempio lo spazio più vicino al nostro corpo (che viene detta "cinesfera") a volte per qualcuno, in alcuni contesti, sembra essere un piccolo spazio ristretto entro cui avere ridotte possibilità di movimento.
Ci avete mai fatto caso?
Magari si è su un divano largo, ma ci si siede solo in un angolino.
Come quando arrivano nuove persone nel mio studio un po' smarrite e spaventate all'idea di entrare in relazione e si mettono di lato sul divano di fronte a me, con un doppio messaggio: "mi preparo alla fuga vicino alla porta" e "girati verso di me", in cui mi chiedono implicitamente di adattarmi io a loro e girare la mia seduta verso il loro piccolo angolo di rifugio, semplicemente per sentirsi davvero accolte e viste.
Se invece capita che lo spazio lo si condivide con altri, per esempio in ascensore, anche se c'è spazio sufficiente per muoversi, si sta in piedi quasi senza respirare per paura di entrare nello spazio dell'altro: a voi succede?
QUAL E' LO SPAZIO CHE CI CONCEDIAMO?
Una riflessione necessaria che spesso faccio fare durante il lavoro corporeo è quanto spazio ci si senta legittimati ad occupare di solito anche nella quotidianità: per esempio sedute sulla poltrona di casa o alla scrivania a lavoro.
Sentite di avere una reale consapevolezza di quale spazio avete a disposizione per voi?
Conoscete davvero i confini del vostro corpo?
E se vi trovate in uno spazio largo e vuoto, tutto per voi? Per esempio una piazza, la spiaggia vuota d'inverno: come vi sentite? Liberi? Smarriti?
Proviamo a riflettere a come è lo spazio più vicino al nostro corpo, quello che ci riveste come una seconda pelle.
Poi riflettiamo sullo spazio entro cui possiamo allungare un braccio o una gamba, quello è lo spazio medio.
E il nostro spazio oltre il nostro corpo? Quello lontano?
Sono tutti elementi legati alla percezione di noi, ma anche alla percezione di noi in relazione agli altri.
IL DOLORE DEL CORPO E LA MOVIMENTO TERAPIA
Lo spazio e il modo in cui ci muoviamo dentro di esso, pare variare in base al contesto che affrontiamo e alla nostra immagine corporea. Ma se il nostro corpo soffre per una lesione, un dolore forte o una malattia a volte si ha la sensazione di dover avere uno spazio corporeo personale più ampio. E' semplicemente la percezione della nostra immagine corporea che cambia quando il corpo sta male. Per esempio quando avete i dolori del ciclo mestruale o state affrontando una giornata "no" perché avete quegli odiosi disturbi fisici causati dall'endometriosi, molte donne sentono l'esigenza di isolarsi e di tenere gli altri a distanza: il corpo chiede cure e attenzione.
Nel lavoro di movimento terapia è allora possibile imparare a conoscere come viviamo il nostro corpo e tutti gli attributi del nostro movimento nello spazio. Questo ci aiuta a comprendere come poter stare meglio e vivere in modo più sereno non solo il rapporto con noi stesse, ma anche quello con gli altri, seguendo il ritmo naturale individuale del nostro corpo. Possiamo scoprire come sia sbagliato auto-imporsi di adattarsi al contesto esterno, soffocando le nostre necessità fisiche ed emotive.
Ascoltare quindi noi stesse passa prima dal corpo e poi dalla condivisione verbale che possiamo praticare nel lavoro uno ad uno individuale o nel lavoro di gruppo.