Litigare in modo utile: alcune dritte dello psicologo



Si parla tanto di comunicazione efficace, ma a volte sembrano solo una serie di regolette da applicare. E che puntualmente diventa difficile da gestire nel tempo.

Questo per il semplice fatto che nonostante i risultati di tante ricerche sulla comunicazione da parte di studiosi psicologi, la psicologia non può essere un vuoto elenco di regole del "giusto pensare" da mettere in pratica come una ricetta con un elenco di ingredienti, e puf! la torta è fatta.

Noi esseri umani siamo molto più complessi di così e poter affrontare davvero un conflitto richiede maturità, responsabilità e consapevolezza dei nostri limiti.

Quello che osservo maggiormente nel mio lavoro, è proprio l'impossibilità a vivere un conflitto come si deve, con tutti i crismi.
Molti li evitano come fosse una visita dal dentista e altri si gettano in una parodia della lite, alzando solo la voce e vomitando tutte le frustrazioni vissute nel rapporto fino a quel momento e poi tornano a come se niente fosse, senza davvero affrontare il nodo del conflitto.

Andare a fondo alle cose, si sa, è un esercizio fuori moda di questi tempi. Ma soprattutto andare a guadare cosa bolle in pentola nella nostra pancia e nelle nostre emozioni. Questo avviene per tanti motivi, ma credo che il principale sia dovuto al fatto che le persone non sanno proprio riconoscere cosa provano o non sono capaci di collegare, per esempio, una reazione di rabbia a cosa l'ha realmente causata, senza soffermarsi al singolo evento, ma andando proprio al valore che ha per noi quella situazione e a come ci fa sentire.

Quindi ecco i miei two cents su come litigare in modo utile e funzionale, per non ritrovarsi alla fine con la sensazione "tanto torna tutto uguale".

Non è rabbia?

La rabbia è un emozione complessa che si manifesta a volte con momenti d'ira e picchi di grida, porte sbattutte e pianti. In realtà la vera rabbia non è quella. O meglio è solo un sintomo di rabbia. La vera rabbia cova dentro, giorno dopo giorno, si accumula, ci condiziona anche nelle nostre scelte, esattamente come tutte le altre emozioni. E solitamente quello che sento più di frequente dire, dalle persone che vedo in studio per la prima volta è: "no, ma non ero arrabbiato".
E' proprio un destino infame quello della rabbia che viene negata e rinnegata, quando appare in forme diverse dall'ira e dallo sfogo dell'arrabbiatura. Ebbene allenatevi a vedere dove sia la rabbia nelle vostre azioni e nel modo di relazionarvi con gli altri, anche quando vi sembra di non essere arrabbiati. Se la riuscite a scovare prima e per tempo, avrete forse l'occasione di parlarne e cercare di chiarire con gli altri cosa vi sta ferendo e vi fa di conseguenza sentire arrabbiati e inconsapevoli.

Lui mi fa stare male

Questa sono sicura che l'avete già sentita: inziare le liti con "io" e non con "tu". Psicologia spicciola o roba da fuffologi e pnl?
No, questa regola è sana e molto utile e sottolinea proprio il fatto che non possiamo affrontare una lite se non siamo in grado di essere responsabili di quello che sentiamo. Gli altri possono scatenarci certe emozioni, ma le emozioni sono le nostre e sono tali alla luce di come noi viviamo la realtà delle cose.
Le persone non ci possono far star male, siamo noi che ci stiamo male. Ovviamente non vuol dire che gli altri intorno a noi non abbiano responsabilità nei nostri confronti, ma se ci sentiamo feriti, umiliati, presi in giro, abbandonati o altro, è un vissuto esclusivamente nostro ed è fondamentale che in una relazione sana ( soprattutto di coppia) si possa dire all'altro come ci siamo sentiti in quella situazione. Aprirsi all'altro senza accuse, crea nuovi circuiti emotivi e di comunicazione positiva per entrambi i partner della relazione.

Hai ragione, è colpa mia.

Lo dite troppo spesso? Ve lo dicono troppo spesso?
Ma soprattutto è la conclusione di ogni conflitto che vivete?
E' necessario ricordare che se nella maggioranza dei casi tendete a dire dopo una prima lamentela da parte degli altri, che vi dispiace ed è tutta colpa vostra e qui il conflitto si chiude, forse più che fare ammenda, state strategicamente evitando di affrontare un conflitto.
E questo non vi porterà da nessuna parte. Innanzitutto si tende a reiterare la cosa e quindi con il tempo sarete smascherati, perché nonostante l'ammissione di colpa, in realtà vi trovate a chiedere continuamente scusa per la stessa cosa. Tanto vale accettare di riconoscere cosa si muove dentro: qualcosa vi fa arrabbiare e questo vi fa "agire" la rabbia in modi più silenziosi, ma non meno dannosi. Nessuno è immune da rancore, atteggiamenti vendicativi ed aggressivi. Accogliete la vostra aggressività, che è un aspetto sano ed evoluto di ogni essere umano e invece di negarla a voi stessi, parlate con gli altri di cosa vi suscita dispiacere e risposte aggressive. E' un primo passo per iniziare ad affrontare in modo costruttivo un conflitto.

Allora siete pronti per litigare in modo sano?
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© dott.ssa Susanna Murray - Psicologa Psicoterapeuta Pesaro. Design by Fearne.