Bella da morire: chirurgia estetica necessaria o ossessione?








Ella aveva uno specchio magico, e ogni mattina vi si specchiava, e diceva:
"Specchio, specchio delle mie brame,
chi è la più bella del reame?"

E lo specchio rispondeva:
"Del tuo regno, regina, la più bella sei tu."
E ciò la soddisfaceva, perché sapeva che lo specchio non mentiva. 

(F.lli Grimm: Biancaneve e i sette nani, trad. Parole d'autore)


Nonostante la bella Regina si rimirasse ogni mattina, qualcosa deve non aver funzionato...


E oggi, di specchi bugiardi, pare essercene molti.
Molte persone quando la mattina si guardano allo specchio sembrano sempre trovare qualcosa che non va: il naso troppo grande, le rughe, ecc.
Alcuni difetti reali e invalidanti possono essere corretti (pensiamo ad asimmetrie del corpo o a conseguenze d'incidenti ), ma sempre più spesso chi decide di trasformare il proprio aspetto lo fa perché percepisce come inaccettabile una, o più parti, del proprio corpo.
Ma alcuni, tra coloro che si rivolgono alla chirurgia estetica, sono a rischio di diventare veri e propri dipendenti dagli interventi chirurgici, alla ricerca di una trasformazione mai abbastanza soddisfacente.

La corsa al ritocco della chirurgia estetica.


Senza citare personaggi famosi vittime di questo genere di comportamento ( Michael Jackson, per ricordarne uno) è sufficiente guardare cosa i media propongono o ripropongono.
Programmi televisivi del passato come "Il brutto anatroccolo" o il più recente "Plastik" ci danno un esempio di come "trasformarsi" sia non solo un bisogno per alcuni che decidono di farlo, ma anche per coloro, i telespettatori, che guardano la trasformazione. Come se identificarsi nel "bruco" che diventa farfalla, propone e ripropone, nelle puntate, un processo di miglioramento-conquista, che porta ad un benessere subitaneo, immediato, con un intervento esterno, che non richiede un lavoro personale. Insomma si arriva alla fine senza passare dal "Via".

I tempi del cambiamento corporeo sono più rapidi di quelli del cambiamento psichico.


Non che mi auguri dolori e patimenti per coloro che faticano ogni giorno con la propria immagine corporea. Anzi. Se esistesse un metodo rapido e indolore per superare i propri disagi, sarei la prima a pubblicizzarlo.
Ma il rischio è di non fare distinzione tra ciò che è un intervento estetico dettato dalla necessità e ciò che è una risposta "agita" di un malessere più complesso, su cui ci sarebbe almeno da porsi qualche domanda.
Altrimenti il pericolo è di ritrovarsi tra qualche mese ad intervenire su una nuova parte del corpo che forse non ci convince più di tanto.
E così spostiamo il problema dal naso alle labbra, dalle cosce al seno, al sedere, agli zigomi, eccetera, mentre il tempo implacabile, lentamente e rovinosamente, trasforma i miglioramenti, innescando una rincorsa chirurgica senza fine.

Le rughe e la memoria corporea delle nostre emozioni.


Un giorno Anna Magnani pare avesse detto ad un suo truccatore : "Lasciami tutte le rughe. Non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita per farmele". Per un attore l'espressività di un viso è uno strumento prezioso per riuscire a veicolare la comunicazione e le emozioni. Ma i segni del tempo, il corpo che si trasforma con noi, con la nostra vita e le nostre vicende, è una mappa importante che non ha proprio senso nascondere o camuffare, quasi si avesse paura di comunicare le nostre emozioni, di rivelare le nostre debolezze.
Quello che oggi ci deve portare ad interrogarci è come i più giovani si rapportino alle trasformazioni corporee. Chi chiede un intervento chirurgico estetico non ha come motivazione solo una malformazione fisica o i segni dell'invecchiamento, ma capita di frequente che molti non sentano il proprio corpo come dovrebbe essere.  

"Appena ho 18 anni mi rifaccio"


Qualche anno fa al Giffoni Festival venne presentato un documentario "Bodyshopping. Appena ho 18 anni mi rifaccio'' della regista Daniela Robecchi e della giornalista Cristina Silvieri Tagliabue.
Riporto il contenuto: "un documentario-inchiesta sul business della bellezza. La giornalista segue la vicenda di Carla, diciottenne pugliese che vuole diventare un’attrice cinematografica ma, non vedendosi abbastanza bella, convince i genitori a pagarle un intervento di chirurgia plastica che la cambierà completamente."
La giovanissima paziente all'intervistatrice dice con determinazione: "Perché non diventare...magari..quello che vorrei essere?"
Quanto può diventare pericoloso non chiedersi invece: " Ma chi sono adesso?".

Prepararsi ad un intervento di chirurgia estetica lavorando su di sé su un piano psicologico e corporeo.


Io non credo che il focus del discorso sia una questione puramente estetica, ma credo sia necessario, prima di sottoporsi ad un intervento chirurgico, farsi queste 3 domande e lavorare su un piano prettamente corporeo ed espressivo, per trovare le vostre risposte più autentiche:

1. Che rapporto ho con il mio corpo? Perché non mi piaccio? ( fatevi accompagnare da uno psicoterapeuta corporeo in un lavoro di ascolto non verbale e movimento );

2. Cosa rappresenta per me quella parte, o aspetto, del mio corpo che non mi piace? ( associate aggettivi, emozioni );

3. Come immagino cambierà la mia vita dopo l'intervento: sarò più felice? La mia vita sociale, relazionale o lavorativa cambierà? Perché? ( provate a disegnare il vostro corpo prima e dopo: usate diverse tecniche come colori, collage, materiali di recupero e costruite le vostre sculture corporee );

Rispondete in modo sincero e se ravvisate un qualche disagio o conflitto potrebbe essere utile chiedere un supporto psicologico, anche solo per farvi accompagnare durante il percorso di cambiamento corporeo ( prima, durante e soprattutto dopo l'intervento ).


Avreste bisogno di capire se un percorso di sostegno psicologico relativo al disagio legato alla vostra immagine corporea potrebbe fare al caso vostro?
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© dott.ssa Susanna Murray - Psicologa Psicoterapeuta Pesaro. Design by Fearne.