5 Buoni motivi per NON andare dallo psicologo

Via XI Febbraio, 63, 61121 Pesaro PU, Italia


Avete letto bene, oggi provo a spiegare un po' meglio quello che avevo accennato a proposito del perché non sia possibile per uno psicologo dare "consigli" clinici esaustivi via e-mail e voglio darvi 5 motivazioni per cui forse sarebbe meglio riflettere prima d'intraprendere un percorso di sostegno psicologico o una psicoterapia (in questo post vi descrivo le prime 3 motivazioni e nella seconda parte potrete leggere gli altri 2 punti).
La mia non è una provocazione: tutt'altro!
Ci tengo davvero a promuovere un concetto di benessere psicologico più che di "salute"( che non ci piace tanto come parola perché sottintende il suo opposto "malattia").
Qui poi si apre una discussione lunghissima sul concetto di "normale" e "malato" che ora non andrò ad eviscerare..ma ci ritornerò.
A volte però capita di sentire tanti luoghi comuni riguardo lo psicologo e quello che avviene nel lavoro terapeutico e allo stesso tempo le richieste che mi arrivano dai pazienti spesso appaiono fuorviate da preconcetti o fantasie più o meno irrealistiche ( ma la colpa è anche di Hollywood, lo so, lo so!! Sullo psicoterapeuta al cinema ne avevo parlato qui ).

Ecco una sintesi ( generica ) delle tipologie di richieste più frequenti:


1. "Io ti salverò": aspettativa salvifica.

Se pensate che ci sia un problema che vi attanaglia e decidete di richiedere un aiuto psicologico è importante che valutiate obiettivamente che uno psicologo, o uno psicoterapeuta, competente ha un bagaglio di esperienza, tecnica e "cuore" per il proprio lavoro, che gli permetterà di darvi un concreto sostegno. Ma..c'è sempre un "ma": non sarà sufficiente che lo psicologo si "manifesti" in studio per poter stare meglio. Non ci sono tecniche segrete e misteriose che vi cambieranno in un batter d'occhio l'esistenza. E ad ogni modo per i miracoli l'Ordine degli Psicologi si sta ancora attrezzando.
Per tutto il resto io suggerisco di pesare in modo maggiormente realistico le aspettative irrealistiche per il raggiungimento del proprio benessere psicologico: ci vuole fiducia, impegno, fatica e.. Pazienza.


2 "Dottoressa, mi curi!!": aspettativa passiva.

Questa categoria è la sorella della precedente: qualora alcuni pazienti si aspettano una soluzione, un rimedio, come una pillola magica ( che spesso è la filosofia alla base di molte campagne pubblicitarie degli psicofarmaci delle cure "fai da te") e attendono in modo passivo un intervento dello psicologo, come un incantesimo.
Se vi accorgete che questo non è avvenuto dopo il primo colloquio, non arrabbiatevi: non è colpa vostra e neanche dello psicologo, ma ci vuole una "relazione" terapeutica, che non si può creare in 1 ora.
Ovviamente è soggettivo: ho visto persone una volta, o al massimo tre, che hanno dichiarato che gli spunti avuti erano stati sufficienti per riflettere su alcune cose della loro situazione e se ne sono andati soddisfatti.
Ma chi soffre ferocemente da molto tempo o presenta dei sintomi limitanti, è necessario che si metta in gioco, perché lo psicologo da solo non può lavorare.
Quindi se non vi sentite pronti per fare un lavoro su voi stessi in cui siete voi i primi ad "attivarvi" in un ruolo in cui vi assumete voi stessi la responsabilità della vostra felicità, rivalutate se sia o meno il momento giusto per contattare uno psicologo.


3." Sicuro che funziona?": aspettativa e diffidenza.

" Io dottoressa verrei, ma sicuro che funziona? Sennò io pago pure una seduta, ma alla fine se non funziona non mi conviene, le pare?!".
Giuro che è una richiesta autentica e da una parte verrebbe da dire che di sicuro sarebbe stato un paziente sincero e senza tanti filtri, ma una dichiarazione del genere nasconde il terrore di affidarsi a qualcuno che purtroppo il paziente già percepisce nella sua fantasia come un qualcosa di sconosciuto e misterioso, come un percorso psicologico, che poi... va a capire dove ti conduce!
In realtà lo psicologo non ha poteri magici e non costringe nessuno a fare niente: siamo tutti adulti e responsabili delle nostre scelte e purtroppo lo psicologo non può convincere un paziente a lavorare su di sé e a fidarsi.
Se siete un po' diffidenti riguardo l'intraprendere un lavoro psicologico, perché vorreste avere garanzie di un miglioramento al 100% è bene che facciate nell'ordine 3 cose:
- assicuratevi prima sulle garanzie concrete, consultando se lo specialista sia davvero laureato e psicologo abilitato ( basta cercare nell'albo nazionale degli psicologi ), non avete idea di quante persone senza essere psicologi si fingono tali con titoli in inglese e aprono studi e servizi di crescita personale.
- fate un colloquio e valutate se lo specialista prescelto vi è piaciuto o meno: se non scatta il feeling, è meglio cercarne un altro.
- ma se il vostro problema è proprio non riuscire mai ad instaurare relazioni soddisfacenti con gli altri e vi sentite incompresi e spesso presi in giro e usati dalle persone,  valutate il fatto che sarete sospettosi anche con lo psicologo, perché è proprio il tipo di problema che vi trascinate dietro. Quindi perché con lo psicologo dovrebbe essere differente? Valutate se siete pronti per affrontare una relazione terapeutica tollerando la vostra diffidenza e altre penose emozioni, con l'obiettivo di imparare ad affidarvi alle persone e accettare la vita anche senza garanzie.

(SECONDA PARTE)


© dott.ssa Susanna Murray - Psicologa Psicoterapeuta Pesaro. Design by Fearne.